Come se fosse

Roby, grande musicista di fisarmonica, a settembre 2015 scopre di avere una grave malattia: un cancro.

Inizialmente la notizia pesa come un macigno e Roby si dispera. Nel giro di pochi giorni però torna a sorridere e anzi, conforta tutti quelli che le sono intorno. E’ sicura che ce la farà anche se la malattia è al IV stadio. Anzi è proprio fuori discussione che ne possa uscire perdente.

Dopo un periodo di confusione sul da farsi, decide di andare a curarsi a Firenze dove c’è un oncologo che pratica una nuova tecnica. Si stabilisce a casa della sua compagna e comincia il lungo percorso di lotta contro la malattia. Inizialmente reagisce bene ma nel giro di breve tempo cominciano i primi effetti collaterali della radio terapia e dei moltissimi farmaci che è costretta ad ingurgitare.

E’ stanca, perde persino la voce, perde i capelli, ci vede male ed ha sempre molto freddo e  sonno. Passa la maggior parte del tempo sdraiata a dormire. Quando si sveglia, però, è sempre sorridente come se la malattia non la toccasse, non le appartenesse. Non ne parla mai. Non esprime quasi mai le sue paure, lotta giorno per giorno contro il mostro che le vive dentro senza mai o, quasi mai abbattersi. Sono rari i momenti di sconforto in cui teme di non farcela, in cui si dichiara stanca o stremata. Vive nel presente, passo dopo passo anche se spesso pensa alla sua musica e a quello che ne sarà. Gode, quando può, di tutti quei piccoli momenti di una qualunque normale quotidianità: un tè con le amiche, una passeggiata al parco in un giorno di sole, un pranzo al ristorante, un abbraccio, delle risate…..In poche parole, vive la vita, quando, ovviamente, la malattia o meglio le cure pesanti cui deve sottoporsi lo permettono.

Quando ho proposto a Roberta di fotografarla nel suo percorso ne è stata subito entusiasta. Il suo modo di reagire al drastico cambiamento di prospettiva mi ha profondamente scosso e dentro di me è  risuonata immediata la domanda” e se fosse capitato a me, sarei stata sempre così sorridente o non piuttosto mi sarei depressa se non addirittura disperata”? Ovviamente, non so rispondere.

Seguire Roberta non è sempre facile, primo perché vivo in un’altra città, poi perché il suo grado di stanchezza spesso la costringe a stare sdraiata per ore ed io non posso che rispettare la sua condizione.

Oggi Roberta sta meglio. Le cure stanno facendo il loro dovere. E’ più sveglia, anche perché alcuni farmaci le sono stati diminuiti, in poche parole è più vitale. Esce di più, è ancora più fiduciosa. Non si sente più come all’inizio, un palloncino in balia del vento. E’ più lucida, più energica e sempre animata da grande coraggio e determinazione anche se, la strada da percorrere è ancora lunga e difficile.  La presenza di “Snob” , come lo chiama Roberta comporta una grande forza d’animo e una grande capacità di sopportazione, doti che Roberta ha dimostrato e tuttora dimostra di possedere in pieno.

Anche il mio lavoro con lei, sarà, quindi, a lungo termine fino al suo definitivo ritorno ad una vita piena e libera dalla sofferenza.